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flavio tiberti

HOPE

space awareness extinction

E se un giorno diventassimo prigionieri di queste torri d’avorio che abbiamo accuratamente costruito?

Quanto varrebbe ogni centimetro guadagnato?

Quanto varrebbero tutti quei secondi che scandiscono e programmano le nostre vite?

Solo quando messo alle strette l’uomo comprende le sue priorità e le sue reali necessità.

Solo in vista di un’imminente catastrofe l’uomo prende coscienza di ciò che potrebbe perdere.

 

Proprio su questa riflessione si concentra “Hope” di Flavio Tiberti, una ricerca estetica in cui emerge la caducità dell’uomo (creatura fallibile) in lotta contro una forza più grande di lui.

Queste due forze, l’una creativa e l’altra distruttiva, giocano un crudele ed impari tiro alla fune che porterà indubbiamente ad una fine. Ma cosa c’è nel mezzo? 

 

In questa ricerca spirituale ogni singolo fotogramma è investito da una rinnovata coscienza critica che mette in discussione l’autorità e il peso che esercita il tempo nella nostra vita.

Corde piantate sulla pelle di un ciclopico gigante che ci permette di vivere sulla sua schiena.

 

Legami che si intersecano, come il destino di più individui, come grate di una cella, per formare opprimenti aree simili alle nostre prigioni di cristallo.

Viviamo imbelli in uno spazio, in balia del tempo che scorre, come acqua che cancella i nostri passi sulla riva.

Cosa rimarrà di noi?

Una storia senza uomini.

Una storia di sole azioni.

 

Azioni animate dalla volontà di raggiungere con una zattera la tanto agognata meta: una piccola isola in mezzo al mare vittima del nostro stesso destino.

 

«Il viaggio di Ulisse continua da isola in isola.

Una meta mai definitiva, mai permanente.

Un uomo che cammina su un gigante. 

Un crudele gioco di sopravvivenza tra ospite e ospitante.

Entrambi vittime l’uno dell’altro.

Entrambi in balia di una presenza ancestrale e invisibile

che ridefinisce la loro intera essenza».

 

Vita, crescita, morte: protagonisti del sadico gioco del tempo, giudice delle nostre azioni deputato a scegliere cosa conservare (bianco) e cose distruggere (nero). 

 

Una stella che illumina una parte delle cose, eclissandone altre.

Un severo imperatore che incide su tutte le cose, che fa gioire o dannare, delimitando un limite massimo che a noi non è dato sapere. 

 

Un tempo a disposizione. Forse breve,… forse lungo.

Chissà se capiremo prima della fine…

 

Anthony Francesco Bentivegna

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